Stia

Proprio alla confluenza tra l’Arno e il suo primo affluente di sinistra, il torrente Staggia, sorse il primo nucleo di quello che sarebbe divenuto in futuro il paese di Stia, molto probabilmente in corrispondenza del rilievo roccioso che domina l’unione dei due corsi d’acqua, oggi occupato dal centro storico del paese, piazza Tanucci e Borgo Vecchio. Assenti sono le documentazioni archeologiche, se si escludono alcuni limitati rinvenimenti occasionali di ceramica antica, che testimonino l’effettivo aspetto che la primitiva Stia dovesse avere, anche perché, come nel caso di gran parte degli abitati Casentinesi, il riutilizzo nel tempo e senza soluzione di continuità dei medesimi siti insediativi ha obliterato quasi completamente la presenza di eventuali testimonianze antiche.

Un aiuto indiretto in questo senso ci viene fornito dal territorio circostante: molteplici indagini condotte negli ultimi decenni dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana e dal Gruppo Archeologico Casentinese hanno infatti rivelato quanto diffusa fosse la frequentazione del territorio stiano fin dall’epoca etrusca. Le testimonianze archeologiche più interessanti in questo senso sono la stipe votiva etrusca del Lago degli Idoli sul monte Falterona, gli insediamenti etrusco-romani di Serelli, Moiano, Monte di Gianni e quelli tardo antichi (III-VI secolo d.C.) posti sulle alture a monte di Porciano.

 

Il comune, che nel 1840 contava 2.901 abitanti, ebbe un grande sviluppo grazie alla lavorazione della lana che portò Stia ad essere un centro produttivo importante: è qui, infatti, che nacque il celebre Panno Casentino, prodotto e commercializzato ancora oggi da due ditte locali. Nei primi anni del 1900 erano quasi 500 gli operai impiegati nel Lanificio di Stia. Il paese, cresciuto al suono della sirena della fabbrica, ha attraversato vari periodi di sviluppo ed ha certamente risentito della chiusura del grande stabilimento laniero avvenuto alla metà del XX secolo.>>>